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domenica 13 gennaio 2013

Non so bene che titolo dare. Giorno 1- Capitolo 2?

In un attimo sei dall'altra parte del mondo.
Via le calze di lana, tira fuori le scarpe di plastica dalla tasca dello zaino, togli il golf, ricordati di mangiare quell'ultimo pezzo di cioccolato che hai in borsa, che se no ti fa la borsa marrone...
E poi via sul taxi, solita guida da pazzi, invasione di luce e colori. Luce, colori e piante, tante piante, verdi, lussureggianti. Cielo azzurro, qualche nuvola bianca, bella. Bangkok la ritrovo allegra, invasa di luci asiatiche e colori. Viva. Lascio l'inverno, la natura che riposa, scura; o al massimo colorata di bianco (bellissima).

Trovo nella buca delle lettere gli auguri di Natale di qualche amico, arrivati in ritardo e forse ancora più
graditi oggi, che comincia Bangkok-fase II.
Via di costume, piscina ed eccoci qui, come se non fossimo mai andati via.
Ed invece...un mese lungo ed intenso di vacanze, tante emozioni e pensieri. Km di strada. Riflessioni. Poco tempo, sempre troppo poco tempo e tanti desideri. Soprattutto il desiderio di vivere Ginevra, l'Italia, le vacanze, appunto come delle vacanze, in cui passi tempo con le persone che adori, te le godi, non corri come una trottola impazzita, e ti riesci anche a riposare, riesci anche a farti 'na pennica dopo aver stra-mangiato. Riesci a goderti la (tua) famiglia sbarcata in Europa con un altissimo tasso di nervosismo sotto pelle, che va scrollato a suon di affetti, radici, casa.
Non si può fare tutto, ora mai lo so. O forse non lo so, cerco solo di ripetermelo. Scoprirlo è stato doloroso; avrei voluto che me lo insegnassero a scuola, che non si può fare tutto. A quest'ora forse l'avrei accettato. Soprattutto non si puó vivere lontani da "Case", tornare per pochi giorni, e riuscire a vedere tutte le persone che vorremmo, annullando se stessi, le esigenze dell'equipo, e pure assecondando le vite degli altri. Impossibile.
Provo a dirlo spesso a Fiorellino che non si può fare tutto, che bisogna darsi delle priorità. Ecco, io di "priorità" ne ho ancora troppe. La wish list è troppo lunga, ancora. Forse è per quello che mi rimane ancora l'amaro in bocca.
Amarissimo.
Perché non ho visto la mia amica vagabonda e la sua famiglia, non ho conosciuto il suo secondo bambino, non l'ho abbracciata, non so come sta, non l'ho guardata negli occhi. E non ci vediamo da cosi tanto tempo....troppo tempo.
Non ho visto la mia amica più simpatica, l'amica più divertente che ho mai avuto.
Non ho visto la mia amica del liceo, che poi 'sto blog ci ha fatto riavvicinare un sacco. Ed avrei voluto abbracciarla.
Non ho visto il mio amico eterno giovinetto, per un soffio. E non ho visto la mia amica senza rughe, anche lei per un soffio.
Non ho visto la mia "amica grande", perchè a lei il Natale non piace piu'. Non ho visto quei due cari "svizzeri-thai -spagnoli-italiani" con cui è sempre bello confrontarsi.
Non ho visto la mia amica che è così lontana che non so piu' come ci troveremmo insieme, lei ed io, a passeggiare. Ma penso bene.
E la lista non dovrebbe finire qui. Perché potrei spendere mesi senza far altro che passare tempo con persone a cui voglio bene.
Per fortuna abbiamo passato del tempo bellissimo con altri amici, che per un motivo o per l'altro, loro sì siamo riusciti a vederli; e che mi hanno scaldato il cuore, e dato tanta energia per questo nuovo anno thai. Amici nuovi, amici vecchi come il cucu. Grazie tante, tantissime, per tutto l'amore e gli sforzi per venirsi incontro, per condividere, ridere, chiacchierare.

Vi lovvo tanto amici; quelli che ho visto e quelli che spero di vedere la prossima volta che torneremo, o magari qui a Bangkok.
Vorrei avere una casa enorme in un posto bello e comodo per tutti, per invitarvi e radunarvi almeno una volta l'anno, e passare due giorni a chiacchierare, bere, stare insieme. Ma per ora è solo un sogno. 

Siete nel mio cuore. Non perdiamoci di vista.

“Contandoli uno a uno non son certo parecchi, son come i denti in bocca a certi vecchi, ma proprio perchè pochi son buoni fino in fondo e sempre pronti a masticare il mondo” (F. Guccini)


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